Parole scritte, definire con il segno, raccontare con i segni.
Improvvisamente secondo la sedimentazione della parola o frase nella mente,nei pensieri quotidiani, la parola la frase diventa segno-scrittura come il “vaso di Pandora”. Un esercizio grafico per entrare sempre di più nel significato della frase.
E quale meraviglia dopo alcuni mesi leggere la frase stessa, all’interno di un articolo di un quotidiano Italiano che citava “Il vaso di Pandora” paragonandolo alla situazione politico-sociale Italiana degli anni 1992—1993.
L’esercizio grafico o pittorico si arresta quando viene a conoscenza dell’uso diverso della frase (metafora giornalistica).
Si ritorna con la memoria a ricordare come ci è apparsa la frase, in quale giorno, se all’interno o all’esterno del luogo di lavoro(studio), quali segni o segnali simili hanno contribuito alla decisione che da quel momento l’esercizio grafico quotidiano era visualizzare “Il vaso di Pandora”.
Si ricorda che il flusso dei segni è arrivato come un bisogno diverso (una sorta di autocommittenza) visualizzare attraverso il proprio mestiere, concetti, luoghi, legami, pezzi di storia, il quotidiano, la quotidiana lettura del giornale, il parlare con la gente, il bisogno di rendere visibili alcuni concetti.
Ora il percorso di questa metodologia è chiaro, tutto torna alla mente.
L’uscita per i saggi Einaudi del libro “Il vaso di Pandora” di Dora e Erwin Panofsky diventa la tavolozza ideale per l’esercizio calligrafico, le didascalie delle illustrazioni “Demoni e serpenti fuoriescono dal vaso”.
“La cornucopia di Pandora”, “Pandora soffocata dai vapori che esalano dal vaso viene meno, ed è salvata dall’intervento di Cupido”.
Sono stimoli eccezionali per la visualizzazione. Le fonti iconografiche all’interno del libro, diventano a volte modelli, non da copiare, ma da interpretare nelle varie stesure grafiche quotidiane.
Quindi abbiamo (trovato) anche il supporto editoriale (il libro), ma poteva essere una mostra, un video, una sola illustrazione.
Così in questa stesura di segni, ci sono anche diversi supporti che aiutano a migliorare e precisare sempre di più il progetto da eseguire.
Ho voluto ricostruire sommariamente le varie fasi di questa metodologia perché la stessa può essere applicata nel campo della comunicazione visiva per progettare una immagine (marchio-logo), una copertina, un manifesto o tutto quello che aderisce a qualsiasi superficie.
Alfredo de Santis
Roma, ottobre 1997